Una mamma, un bimbo T1 ed il suo barboncino, tra storie di vita, di creatività e pillole di diritto

Visitare Gubbio: cosa vedere, dove e cosa mangiare

Andare a Gubbio, nella verde ed accogliente Umbria, e non pensare a Don Matteo è praticamente impossibile!

Così, quando (nel 2012) il mio ex marito ha proposto la trasferta del Pescara in questa città che in ogni angolino profuma di Medioevo e tradizioni, ho accettato in seduta stante, consapevole di visitare uno dei luoghi più belli d’Italia, grazie proprio alle immagini che il telefilm di Terence Hill ci ha regalato.
Ma cosa vedere a Gubbio? Dove e cosa mangiare? Come scegliere il ristorante giusto?
Visitare Gubbio in un’unica giornata è possibile poiché la città non è grandissima, anche se in realtà meriterebbe molto più tempo, proprio per il suo fascino senza tempo.

  • Partiamo dall’arrivo che colpisce gli occhi grazie ad un’immenso prato verde, ma non uno qualsiasi, bensì quello su cui erge l’antico Teatro Romano e da cui, con la testa all’insù, è possibile godere della vista della città abbarbicata in collina.
  • Era un festivo e abbiamo parcheggiato l’auto nei pressi del Teatro Romano, ma è anche comodo parcheggiare vicino Piazza Quarata Martiri, in modo da limare una parte del tragitto. Abbiamo girato per la “città dei matti” a piedi, tra i vicolini in salita che uno dopo l’altro ci hanno colpito tra abitazioni curate, giardini pensili e luoghi di interesse culturale.
  • Ci ha stupiti l’ordine, la pulizia e la cortesia di questa città dove pare quasi che il tempo non si sia fermato dal Medioevo ad oggi. La immagino luminosa e suggestiva in versione notturna e maestosa in versione Natalizia.
  • Percorrendo le stradine ci siamo fermati per i primi scatti lungo il Ponte.
  • Obbligatorio è il passaggio a Piazza Grande che ospita il palazzo dei Consoli e il Palazzo dei Podestà, con quel muretto in pietra bianca che ne delinea il tragitto, teatro di tante chiacchierate tra Don Matteo, il Maresciallo Cecchini e il Capitano Tommasi. La veduta da questa piazza è spettacolare e domina tutta la città. Può essere definito senza dubbio il cuore di Gubbio, dove scattare fotografie da rivedere con nostalgia. Il Palazzo dei Consoli è un museo visitabile.
  • Immediatamente successiva è la visita alla Basilica di Sant’Ubaldo, sul Monte Ingino raggiungibile a piedi o a mezzo funivia del Colle Eletto. Rappresenta il punto più alto della città e pare un luogo magico e silenzioso che conduce al sentiero della Basilica, dove è sepolto il corpo del patrono della Città e sono custoditi i Ceri della festa del 15 maggio. E’ presente anche un museo del patrono ed è suggestivo il chiostro. Occorrono solo 6 minuti per raggiungere la sommità con la funivia di gabbioni di ferro, per una spesa irrisoria ed una visuale mozzafiato. All’arrivo è presente un’area attrezzata con bar.

Servizi:

  • presenza di ascensori che permettono di raggiungere i punti alti della città;
  • numerosi parcheggi a pagamento e non, anche nella zona dell’Anfiteatro;
  • nell’immenso giardino del Teatro Romano è possibile rilassarsi sdraiati su un plaid e far giocare i bimbi;
  • utile collegare la visita al 15 maggio per l’Alzata dei Ceri o per le sagre, ex. quella del tartufo o al Palio della Balestra o al Torneo dei Quartieri.

Consigli:

  • scarpe comode poiché il percorso è interamente in salita e quello per arrivare a Sant’Ubaldo è ancora più ripido;
  • evitare giornate particolarmente calde;
  • trattenersi fino a sera in modo da godere della visuale notturna.

Cosa mangiare:

  • senza ombra di dubbio la Crescia di Pasqua e la Crescia al Panaro con salumi locali, un antico piatto realizzato farina si mais, acqua, pochissimo sale, bicarbonato e cremor tartaro. L’impasto ottenuto viene adagiato sopra una lastra circolare di ferro battuto che viene chiamata panaro. La cottura avviene sotto la cenere di un forno a legna.
  • Ottime sono le zuppe realizzate con cereali e legumi coltivati rigorosamente in Umbria, alcuni con certificazione BIO. Immancabile è l’assaggio dei piatti a base di tartufo bianco e nero, altra specialità del luogo.

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